Il tempo porta irrimediabilmente via il sorriso: ne siamo proprio sicuri? Sono ormai passati i giorni in cui la perdita dei denti equivaleva ad un trauma difficile da superare. Oggi, infatti, grazie agli enormi passi avanti delle tecniche di implantologia dentale il recupero del sorriso perduto non è più una sfida impossibile. È possibile però applicare impianti dentali senza osso?
La risposta è ovviamente “sì”. Le possibilità a disposizione sono diverse: si parte dall’innesto osseo dentale fino ad arrivare all’implantologia iuxtaossea. Di cosa si tratta? Facciamo un passo alla volta e scopriamo come far tornare a sorridere senza problemi e senza disagi anche chi presenta una condizione clinica piuttosto complessa, come ad esempio i pazienti afflitti da parodontite.
Prima di osservare l’applicazione di un innesto osseo dentale o delle altre soluzioni per poter ottenere impianti dentali senza osso, facciamo un piccolo ripasso proprio sull’implantologia. Nella pratica un impianto dentale consiste in una vite in titanio inserita all’interno dell’osso dentale in sostituzione della radice naturale del dente.
Il titanio è un materiale che viene scelto appositamente in quanto biocompatibile, ovvero non provoca il tanto temuto rigetto dell’impianto. La vite si salda direttamente con l’osso dentale attraverso il processo naturale di osteointegrazione che permette alla protesi di acquisire solidità e stabilità rendendola così equivalente ad un dente naturale.
Scendendo nel dettaglio un impianto dentale si compone:
Quest’ultima è solitamente realizzata in ceramica, un materiale resistente e traslucido con un’ottima resa estetica. Tuttavia, gli impianti dentali non si riescono ad applicare in maniera efficace a chi non è provvisto di una buona porzione ossea. Come fare?
In apertura di questo articolo abbiamo correlato gli impianti dentali senza osso anche a chi soffre di parodontite. Infatti, la patologia, se non trattata correttamente, conduce ad un assottigliamento delle porzioni ossee sulle quali si poggiano le arcate dentali.
Nonostante ciò, è possibile realizzare un impianto anche nei pazienti parodontici. C’è ovviamente un “però”: la malattia va trattata prima di qualunque applicazione. L’area dell’innesto deve risultare priva di batteri, in grado di compromettere la buona riuscita dell’impianto dentale.
Il consiglio per chi soffre di parodontite è di eseguire sedute di igiene dentali frequentemente, anche ogni 4 mesi. Laddove siano presenti delle tasche parodontali è opportuno ricorrere al currettage dentale, ovvero la rimozione del tartaro sottogengivale attraverso le curette.
Passiamo ora ad osservare nel dettaglio le varie tecniche utili all’applicazione di un impianto dentale in quei pazienti con poco osso o assente. Prima di ricorrere ad un innesto osseo dentale è possibile approfittare dell’efficacia della tecnica All on four. In cosa consiste?
Attraverso questa metodologia vengono inserite quattro viti per arcata di cui due angolate. Gli impianti vengono inseriti evitando i nervi e nelle aree dove ll’osso è presente in maniera più corposa. L’arcata viene infine completata attraverso l’inserimento di alcuni ponti.
L’impianto dentale All on four fornisce ottimi risultati, tuttavia affinché possa essere applicato è necessario che il paziente abbia delle aree in cui l’osso dentale non si sia completamente assottigliato. Nelle persone edentule da tanto tempo le possibilità di trovare un osso completamente eroso si moltiplicano. Infatti, la perdita dei denti comporta attraverso l’aria inspirata la crescita del seno mascellare – una cavità presente all’interno dell’osso mascellare -, il quale espandendosi assottiglia l’osso residuo.
Tra le cause dell’erosione dell’osso sono da elencare anche alcune malattie allo stato avanzato, una su tutte la già citata parodontite. Quindi, quali sono le alternative per chi desidera denti fissi con poco osso?
Nei casi in cui il quadro clinico risulta particolarmente compromesso è possibile risolvere il problema alla base attraverso un trapianto osseo dentale. Questa tecnica permette di rigenerare l’osso mancante. Esistono due strade da intraprendere: effettuare l’innesto osseo dentale tramite un osso sintetico oppure usare una porzione ossea del paziente stessa prelevata da altri distretti.
Nel primo caso assistiamo ad un innesto osseo dentale “eterologo”, ovvero ricavato da altre specie animali, solitamente bovini o equini. Inoltre, l’osso prima di essere utilizzato, viene deproteinizzato in maniera tale da renderlo sicuro ed evitare la trasmissione di possibili virus.
Nel secondo caso parliamo invece di innesto osseo dentale “autologo”, in quanto proviene direttamente dal paziente. L’osso viene comunemente estratto dalla mandibola o dalla mascella.
L’intervento avviene in anestesia locale, quindi risulta indolore. Dopo l’innesto potrà invece presentarsi del dolore e del gonfiore per circa 2-3 giorni, che potranno essere tenuti sotto controllo attraverso gli antibiotici e gli antidolorifici prescritti dal dentista.
La rigenerazione ossea dentale per giungere al suo completamento impiega all’incirca 3-6 mesi se riguardante piccole aree, mentre i tempi di recupero si possono allungare fino a 12-18 mesi per aree molto estese. Dopodiché, sarà possibile applicare un nuovo impianto dentale e tornare a godere dei vantaggi di una dentatura pari a quella naturale.
A differenza di quanto si possa pensare l’innesto osseo dentale ha un prezzo piuttosto contenuto. Ad incidere sul costo finale sarà ovviamente il tipo di trattamento da effettuare. In media l’innesto di una nuova membrana di collagene può costare intorno ai 150 euro, mentre l’espansione ossea può salire intorno ai 180 euro. Infine, il prezzo per la rigenerazione dell’osso liofilizzato oscilla intorno ai 200 euro.
Per quanto efficace l’innesto osseo dentale richiede tempi relativamente lunghi prima di poter inserire un impianto dentale. L’evoluzione tecnologica nel campo dell’implantologia dentale ha reso possibile l’ideazione di impianti dentali senza osso. Si presentano come una soluzione rapida ed efficace: il paziente potrà usufruire di una protesi fissa a carico immediato in poche ore.
Allora, come funziona l’implantologia iuxtaossea? Attraverso una radiografia TAC Cone Beam, eseguita con delle dime chirurgiche realizzate precedentemente sulla misura delle arcate dentali del paziente, viene realizzata una griglia in titanio. La progettazione di quest’ultima avviene attraverso software di elaborazione 3D estremamente precisi, mentre il modello vero e proprio prende vita grazie alla tecnologia CAD CAM: si tratta di una stampante 3D che modella un blocco in titanio per dar forma alla protesi necessaria.
Una volta realizzata la griglia implantare in titanio viene applicata sotto la gengiva e avvitata sull’osso rimanente. La protesi fissa, come già accennato in precedenza, verrà posizionata a carico immediato permettendo al paziente di tornare a sorridere in pochissime ore.
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